Passano gli anni, inesorabili, ed è un bel complimento sentirsi dire che non li dimostri.
Il Gran Premio Giovanissimi, il nostro GPG, ne ha fatti quest’anno sessanta, e se non fosse per la memoria, sempre più carica di ricordi, potremmo dire che col tempo ringiovanisce: nel senso che migliora, e ogni anno regala emozioni nuove e fresche.
La Fis ha deciso, giustamente, di festeggiare la ricorrenza, ed ha affidato alla penna di Dario Cioffi e Luca Magni il compito di raccogliere e sintetizzare in un bel libro le emozioni degli anni andati. Emozioni condensate nel titolo: Scherma, Sogni e Valori, edito da Giunti, nota casa editrice.
Passato e presente, proiettati nel futuro della nostra scherma: come i campioni di oggi, presenti in gran numero nelle cronache del GPG dei tempi che furono. Una grande intuizione, quella del Presidente Renzo Nostini, che ha contribuito in modo determinante alla rinascita della scherma italiana, dopo un periodo di digiuno seguito alle Olimpiadi di Roma.
E la Pro Patria?
Come sempre, ha dato il suo contributo: alle laboriose ricerche preliminari, grazie all’archivio del museo dell’Agorà, il cui apporto è stato determinante, come si legge nei ringraziamenti in fondo al libro. E poi, con i suoi campioncini, alcuni dei quali sono poi divenuti campioni a tutto tondo: a partire dal primo della lista, Andrea Felli, di cui la nostra bella sala di scherma porta il nome. Siamo nel 1978, e in quell’anno Andrea si rivela spadista di vaglia, vincendo fra gli allievi. Vestirà poi la maglia azzurra nella nazionale giovanile e in quella assoluta, prima che un incidente al ginocchio e poi una maledetta malattia ce lo portasse via. Il suo sorriso, però, illumina ancora la sala di scherma, dalla gigantografia che lo ritrae e lo ricorda agli schermidori e ai visitatori di oggi.
Nel 1979 toccò a Pierfrancesco Ramolini, tra i maschietti, e a Gherardo Merli, fra gli allievi, rinverdire l’alloro, ma col fioretto: rinnovato, ancora con la stessa arma, da Matteo Cazzani nel 1985. Matteo vincerà in seguito un campionato del mondo dei giovani, e due volte la coppa del mondo della categoria, e farà parte anche della nazionale maggiore, agli Europei di Lisbona. L’anno successivo toccherà ad Elena Rossini fregiarsi del titolo: una fiorettista divenuta in seguito ottima spadista.
Nel 1993 tocca alla sciabola, con Andrea Cavalli vincitore fra i ragazzi, e dopo qualche anno, nel 1996, torna alla ribalta la spada, con Emanuele Tosi, che poi esordirà con la nazionale giovanile, prima di divenire editore: tra l’altro, di vari libri sulla scherma.
Torna prepotentemente alla ribalta il fioretto femminile, con Marta Cammilletti, di cui si ricorda il poker realizzato con la quarta vittoria, nel 1999, dopo quelle del ’93, ’95 e ’97, quando però ancora non era in Pro Patria. Nel libro si ricorda un particolare insolito. È noto quanto gli sportivi, e gli schermidori in particolare, tendano ad essere superstiziosi. Marta, al contrario, aveva già fatto stampare la maglietta commemorativa, che ha indossato subito dopo aver vinto. La sua carriera successiva comprende vittorie mondiali giovanili e militari, e risultati di prestigio che ancora continuano. Oggi è anche una figura importante nella gestione della società in cui opera da un quarto di secolo.
Carolina Erba, nel ’98 e nel 2000, è l’unica a vincere in due armi: fra le ragazze di fioretto, e fra le allieve di spada. La sua carriera culminerà con il titolo mondiale assoluto con la squadra di fioretto, vinto poco dopo essersi trasferita a Frascati, per motivi di cuore.
Federico Braga, che poi diverrà fiorettista, e Francesca Pensa, l’ultima della serie, per ora, vincono altri due titoli di spada, nel 2004 e nel 2019. Sarebbe arduo completare questa lista con i tanti podi e piazzamenti che hanno costellato la nostra storia: atleti che hanno onorato la Pro Patria con vittorie prestigiose negli anni successivi (basti pensare alla medaglia olimpica di Daniele Crosta), oppure che continuano a sostenerla, anche facendo parte del Consiglio direttivo della Pro Patria.
Per scrivere queste scarne note ho dovuto scavare fra i ricordi, e tante emozioni sono tornate a galla: il PalaEur di Roma richiama in me le prime e indelebili esperienze di un maestro allora molto più giovane, e resistente, e pronto ad accendersi, a volte più del necessario.
E perciò vi propongo qualche foto, fra quelle a me care: il premio ricevuto dalle mani del Presidente Renzo Nostini, per la vittoria di Matteo Cazzani, e l’ultima di copertina della rivista “Scherma”, dello stesso anno, in cui si vede la mia Toranna insieme alla nipotina Serena Ventriglia. Foto scattata all’interno del PalaEur, in cui si intravede la maestosa e suggestiva scenografia che accompagnava la manifestazione.
Poi, una raccolta di medaglie del GPG, ricevute da Cristina Aggravi, che fanno parte della ricca collezione del museo. Quella del 1964 è forse la prima su cui si legge la scritta “Gran Premio Giovanissimi”, che si disputò in sette città diverse. Poi c’è quella del 1966, la prima edizione del GPG al PalaEur, tutti insieme, fino al 1994: i ricordi più belli sono legati a quella struttura.