Non era la prima volta che vedevo quella foto. Quando Dago Tassinari, il figlio di Piero, me l’ha mostrata, non poteva né voleva nascondere la sua commozione, e il suo orgoglio.
Piero, che tante volte aveva indossato la maglia azzurra, aveva vinto per tre volte le Universiadi di spada: la prima nel 1955, e le ultime due, nel 1957 e nel 1959, in squadra con atleti bustocchi: Sergio Fabrizi, entrambe le volte, e Bruno Pellegatta, nell’ultima. Per amor di precisione, prima di chiamarsi Universiadi, dal 1959 in avanti, questa competizione si chiamava Giochi Mondiali Universitari.
Nelle foto qui sopra, del 1955, vedete la medaglia d’oro e una bella rosa di nazionali: nell’ordine, da sinistra, Manlio Di Rosa, Franco Bertinetti, Nino Bertolaia, poi un personaggio che non sono riuscito ad identificare (potrebbe forse aiutare la scritta in arabo nell’angolo in alto a destra: “Ti auguro il viaggio più felice”, e poi forse il nome), Vittorio Lucarelli, Armando Dellantonio, e Piero Tassinari. Sopra, le firme di alcuni di loro.
Ma torniamo al punto. Nel 1959 Piero Tassinari partecipa con la squadra italiana ai Campionati del Mondo di spada, a Budapest, ma si ferma ad un passo dalla medaglia. Gli italiani si classificano quarti, in un mondiale complessivamente sfortunato: una sola medaglia, il bronzo di Pippo Delfino, offrendo ad Onesti il pretesto per commissariare la Fis, eliminare il suo possibile avversario ai vertici del Coni, Nino Bertolaia, e spianare la strada al suo successore, Renzo Nostini. Una storia che meriterà di essere raccontata.
Piero non prese la medaglia, ma fu in qualche modo ricompensato dalla sorte: un fotografo fortunato, o particolarmente tempista – con i mezzi di allora – lo immortalò in una foto che è divenuta iconica, quella che avete visto in copertina. Siamo in semifinale della gara individuale, la lotta è dura, e Tassinari si scontra col georgiano Guram Kostava, che gareggiava per l’Unione Sovietica. Perde per una stoccata: non sappiamo se quella della foto fosse proprio quella decisiva, o una precedente. Né è chiarissimo se abbia toccato lui o, più probabilmente, Kostava, con quel colpo acrobatico. Fatto sta che la foto era davvero eccezionale, tant’è vero che la Federazione Georgiana – la Georgia si era resa indipendente nel 1991 – decise di adottarla come simbolo.
Ma non è finita qui.
Guram Kostava è ancora molto amato in Georgia, ove si mantiene viva la memoria delle sue imprese. Se ne volete sapere qualcosa in più, potete leggere questo articolo:
https://sport660.wordpress.com/2020/06/18/guram-kostava-lo-spadista-abbonato-al-bronzo/
Il Maestro nonché ingegnere Giorgi Kokochashvili, autore, insieme al fratello Shalva, di un poderoso lavoro in due volumi (“Innovations and inventions in fencing”), è venuto qualche anno fa in Italia, e ne ha approfittato per visitare il Museo dell’Agorà di Busto Arsizio, e la sala d’armi del Giardino di Milano, dove ha incontrato Dago Tassinari, e gli ha consegnato il suo libro, con le foto di Piero e di Guram. Il libro continua a crescere e ad arricchirsi di dettagli interessanti. Nell’edizione che Giorgi mi ha donato, infatti, Dago ancora non c’è. Ma c’è il racconto di quell’assalto, che Kostava perdeva per 4 a zero, e poi è riuscito a vincere, guadagnando la finale, e negandola a Tassinari, grazie anche a quella favolosa stoccata: che ha ispirato anche altri.
Bruno Bozzetto, arcinoto animatore, disegnatore e regista, e chi più ne ha più ne metta, ha donato a Dago il disegno originale che qui vedete.
Il compianto Maestro ed amico Ermes Cassago si è dilettato riprodurre, incisa nel legno, l’immagine che vedete sotto.
Infine negli Usa, a Louisville, nel Kentucky, si disputa ogni anno il “Cory Staubel Memorial”, per ricordare un giovane schermidore morto in un incidente d’auto. Fra i premi, la medaglia con la mitica immagine.
Quando credevo di non aver altro da aggiungere, ho notato sulla mia pagina del libro di Giorgi Kokochashvili l’accenno al bel libro di Antonio Spallino, “Una frase d’armi”, segnalata dal Maestro Stephen Antony Fisher, in cui è riportata l’immagine di cui parliamo. Spallino, in una nota, scrive che l’autore della funambolica stoccata è l’ungherese Fulop, vincitore dei mondiali del 1957. Il dato è sicuramente sbagliato.
L’avvocato Spallino, che andavo spesso a trovare nella sua casa di Carimate, mi chiese di controllare le bozze, alla ricerca di eventuali imprecisioni. Ebbene, questa mi sfuggì, come sfuggì a lui. Fulop era un fiorettista, e la sua vittoria risale al 1957. La foto, come comprovato dal bollettino federale (agosto 1959) è successiva, e riguarda evidentemente due spadisti. Anche due periodici di larga diffusione, L’Europeo e Sport Illustrato, hanno dedicato spazio e articoli ai mondiali del 1959, pubblicando proprio questa foto. Ringrazio l’amico Dago Tassinari per avermi inviato buona parte della documentazione qui riportata.
Infine, la stessa foto è poi stata ripresa nel libro “La vera scherma” di Mangiarotti e Cerchiari, nel 1966, con presentazione di Gianni Brera. Mancano i nomi, e la si riporta come esempio di colpo doppio, cosa che forse non è. Ma a questo punto, a chi importa? La foto, come i due protagonisti, sono ormai nella storia della scherma, e tanto basta.
P.S.: supplemento di riflessione, e di indagine. Guardando bene la foto, è chiaro che si tratta di un assalto della gara a squadre: a destra si vede il tabellone con gli assalti del turno precedente. Ho poi recuperato dal bollettino federale, che trovate fra le immagini qui sotto, i risultati della gara individuale e di quella a squadre. Tassinari perse l’assalto con Kostava nella gara individuale, ma vinse (5-3) in quella a squadre. Questo rende più plausibile l’inserimento della stessa immagine fra gli esempi di colpo doppio, nel libro citato di Mangiarotti, che dallo stesso Tassinari aveva ricevuto la foto, e presumibilmente il racconto della stoccata in questione.
Seguono le foto delle riviste e del bollettino federale dell’agosto 1959